Nato
a Firenze nel 1486 e morto nel 1530. E’ un pittore fiorentino, dopo un
brevissimo apprendistato come orafo, Andrea D’agnolo più noto come
Andrea del Sarto che gli derivo dalla professione del padre,si formo
come pittore nella bottega di Piero di Cosimo. Resosi indipendente prese
stanza con un altro giovane pittore,il Franciabigio e completo la sua
formazione sui grandi modelli della pittura e della scultura del tempo.
Amico dello scultore Jacopo Sansovino, con cui presenta notevoli
affinità, assorbi e fuse volta a volta nelle sue opere le velature dello
sfumato Leonardesco, la classica misura di Fra Bartolomeo il ritmo
pacato di Raffaello e i problemi formali ed dinamici di Michelangelo, di
cui studio a lungo il cartone della battaglia di cascina. Andrea
dipinse numerose opere di medio formato di destinazione privata,
ritratti, soggetti sacri i cui temi ricorrenti sono la pietà e la sacra
famiglia,sparliere per ornamento di stanze come due celebri pannelli con
le storie di Giuseppe ebreo che fecero parte della decorazione della camera Borgherini.

(storie di Giuseppe Ebreo- Giuseppe intepretta i sogni del faraone )
Nel chiostro dei voti della Santissima Annunziata a Firenze dipinse entro il 1510 cinque storie di San Filippo Benizzi , il corteo dei Magi nel 1511 e nel 1514 la natura della vergine. Nelle Storie di San Filippo Benizzi c’è
la presenza di più episodi nella stessa scena; la minuta e dettagliata
descrizione , il paesaggio e di gusto nordico. I paesaggi di sfondo
risalgono a Piero di Cosimo e quattrocenteschi sono ancora l’impatto
prospettico e il modulo delle figure sottili e asciutte.

(Vestizione religiosa di San Filippo Benizi)
il Corteo dei Maggi e la Natività di Maria, di
forme più ampie e dolcemente emergenti dalla sottile penombra di
ascendenza Leonardesca. Nell’episodio della nascita della Vergine, i
ritmi pacati, e le pose cadenzate è l’organica relazione tra figure e
spazio architettonico,che si conciliano a un morbido modellato ottenuto
attraverso il sapiente uso dello sfumato pittorico di matrice
Leonardesca. La stessa evoluzione mostrano i chiaro scuro, che Andrea
comincio nel 1511 nel chiostro dallo scalzo in collaborazione col
Franciabigio (Battesimo di Cristo) e continuo da solo
fino al 1517. Testimonianza fondamentale di una cultura in cui si
alternano e si confondono spunti Leonardeschi e michelangioleschi, e di
stampa dureriane, segni dell’ incipiente Manierismo.


(corteo dei maggi) (Natività di Maria)

( battesimo di cristo)
Dalla serie dei monocromi con le Storie di Battista realizzate
dal pittore nel Chiostro dello Scalzo a Firenze, il primo nucleo di
episodi dimostra l’interesse dell’artista per effetti monumentali,
composizioni articolate e vigorosi modellati sotto l’influenza degli
esempi di Michelangelo. Nel Battesimo delle Genti
(1517) la forte connotazione anatomica delle figure, e in particolare
l’uomo che si infila i calzari, hanno infatti per modello il
Michelangiolesco cartone di cascina. Nel secondo nucleo di storie
prevalgono invece impianti unitari,disposizioni sobrie ed equilibrate,
che rasentano l’immobilità .La costruzione della scena della Visitazione è
infatti all’insegna della razionalità: quattro personaggi sono disposti
ai vertici di un ideale trapezio, al cui centro, imposizione obliqua,
sono Maria ed Elisabetta; un ruolo dominante è assegnato alla luce, di
un estrema mobilità. A dimostrare come l’arte di Andrea Del Sarto si
attenesse al sereno classicismo di Fra Bartolomeo basterebbe l’ariosa e
tranquilla eleganza di quella pala dipinta verso il 1512 a cui segue nel
1517 la statuaria solennità della Madonna delle Arpie (Firenze Uffizi).

la Madonna delle Arpie
Quest’opera si prende gli schemi
monumentali d Fra Bartolomeo, è concepita sulla falsa riga di quei finti
bassorilievi. Ha un piano di fondo, vicino in cui si apre una nicchia,
in questo spazio in cui si addensa una calda penombra atmosferica , la
madonna è una statua sul suo piedistallo, i santi sono atteggiati in
modo da affiorare al piano-limite e nello stesso tempo immergersi in
quella penombra. La luce naturale è infatti la condizione per l’animarsi
della statua, ma è necessario anche il colore,questo non è legato alle
figure, ma sembra portato dalla luce ed aderisce appena ai corpi.
Traspare infatti il grigio della pietra, su questa tonalità di fondo si
estendono velature diafane che accompagnano la variazione chiaroscurale
con un lieve mutare della tinta, come per una diversa rifrazione della
luce. Solo nelle ultime opere vedremo i colori farsi più limpidi dando
un senso di profondità e di spazi ricchi di la luce più chiara.
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