“IL
Ginnungagap, come abbiamo visto, era esposto a nord ai gelidi venti che
provenivano dal Niflheimr, bagnato dalle piogge e incrostato della
brina depositata dagli undici fiumi Élivágar. Il lato meridionale era
invece illuminato dai bagliori e dalle scintille provenienti dal
Múspellsheimr.
Freddo e tenebre provenivano da Niflheimr, calore
e luce dal Múspellsheimr. Tra i due poli, Ginnungagap era mite come
l’aria quando non soffia il vento. Allorché la brina s’incontrò con il
vento caldo, si sciolse e gocciolò e da quelle gocce viventi si formò la
vita, grazie alla forza di Colui che aveva mandato il calore, ed essa
prese forma d’uomo.
Costui fu detto Ymir, ma gli jǫtnar lo chiamarono Aurgelmir e da lui discesero le stirpi dei giganti di brina.
Ma le gocce da cui Ymir era nato contenevano le
particelle di veleno che erano schizzate dagli Élivágar. Questa è la
ragione per cui Ymir era sì, saggio, ma anche malvagio, e malvagi furono
tutti i suoi discendenti.”
Mitologia nordica
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